PERUGIA – Fra conferme e novità, la 12esima edizione dei Campionati del mondo che si è tenuta in Malesia ha sancito ulteriormente la crescita del numero di paesi ormai in grado di competere per salire sul podio delle maggiori manifestazioni internazionali. Di certo, c’è che il dominio statunitense nel medagliere individuale generale resta sempre più frutto dei “bottini” figli del monopolio iniziale. Ora i rapporti di forza sono evidentemente cambiati, come dimostrano le classifiche di Terengganu (che hanno decrettato anche il passaggio a vuoto della Francia sia nella gara individuale che nella prova a squadre) ma anche gli esiti con cui sono andate in archivio le ultime edizioni di Mondiali e World Equestrian Games. Ora il vento giusto pare soffiare sulle vele di Spagna ed Emirati Arabi Uniti: la nazionale iberica ha confermato un proprio binomio sul gradino più alto del podio nell’individuale (a Miguel Vila, che vinse ad Aachen 2006, è succeduta Maria Mercedes Alvarez Ponton), mentre quella araba ha dato concretezza alla propria forza conquistando per la prima volta il titolo a squadre e riuscendo a essere presente anche sul podio dell’individuale con il terzo posto di Sultan Ahmed bin SUlayem. Nella “fotografia” dell’endurance mondiale scattata in Malesia compaiono invece tre nazioni da considerare a tutti gli effetti emergenti e destinate ad essere attese ad altri esami di conferma; si tratta di Argentina, seconda nell’individuale con Agustin Vita, e della coppia composta da Qatar e Bahrain, rispettivamente seconda e terza nella gara a squadre in quello che è stato un podio completamente dominato dai paesi della penisola arabica. Quanto all’Italia, il cui sesto posto malesiano nella prova a squadre l’ha individuata come terza nazione europea alle spalle di Portogallo e Spagna, a Terengganu c’è stato il recupero di 8 posizioni rispetto al 14esimo posto dei Weg di Aachen, dove all’arrivo erano giunti solo due binomi, contro i tre che hanno tagliato il traguardo in Malesia. Il punto di riferimento al quale tendere è per forza di cose l’oro a squadre con cui andarono in archivio i Mondiali di Dubai 2004, momento indimenticabile nella storia dell’endurance italiano.