PERUGIA – Il Regolamento endurance continua ad alimentare l’interesse degli addetti ai lavori anche a diverse settimane dalla sua ufficializzazione. Un argomento di particolare interesse legato al dibattito sulla stesura delle norme che regolano il nostro sport potrebbe essere individuato nella creazione della figura del “cavaliere d’eccellenza”, finora tutt’altro che gratificato sul piano della fiducia in fatto di scelta dei cavalli con cui prendere parte alle gare. In altri paesi, ai cavalieri di punta del movimento, quelli che hanno alle spalle un palmarès ricco di esperienze ad altissimo livello, viene data la possibilità di presentare soggetti a prescindere dalle qualifiche ottenute. Se queste vengono richieste per tutelare l’incolumità e la salute del cavallo – questo è il ragionamento di fondo – chi meglio di un cavaliere esperto può stabilire se un soggetto è in grado di prendere parte ad una certa gara? L’unico parametro, imprescindibile, al quale fare riferimento, resterebbe naturalmente quello dell’età di cavallo mentre per il resto spetterebbe al cavaliere assumersi tutta una serie di responsabilità.Il dibattito che potrebbe alimentarsi è quello relativo alla definizione della figura di “cavaliere d’eccellenza”. Una proposta di profilo potrebbe essere quella che prevede requisiti come la maggiore età, il non essere mai incorso in squalifiche per doping, l’aver portato a termine almeno 5 gare di 160 chilometri, l’essere stato convocato almeno tre volte in Nazionale, l’aver portato a termine una competizione internazionale negli ultimi tre anni (pena la scadenza del brevetto) e altre possibili condizioni, tutte finalizzate alla “certificazione” del cavaliere.