L’ARTIGIANO DELL’ENDURANCE

PERUGIA – Artigiano dell’endurance. Così ama definirsi Mario Cutolo, il secondo grande interprete di questa disciplina su cui www.enduranceitalia.com ha scelto di accendere le luci della ribalta. Dopo Roberto Busi, tocca dunque al tecnico dell’Acquedotto di Sarno raccontarsi e, soprattutto, rivelare lo specialissimo rapporto con i cavalli, con le gare e con il mondo dell’endurance in generale.
La semplicità del carattere di Mario è anche il filo conduttore della sua attività sportiva. “La mia è una scuderia per modo di dire – spiega – perché faccio tutto in famiglia. I cavalli li tengo in una struttura adiacente la mia abitazione e li lascio liberi negli oltre diecimila metri quadrati di terra che ho. Mi ci dedico io, che da quattro o cinque anni mi occupo anche della ferratura, e i miei figli Donato e Massimo, ai quali piace soprattutto gareggiare, ma senza i quali non avrei probabilmente iniziato”.
Che colpa hanno Donato e Massimo?
“Colpa per modo di dire, certo. Accadde tutto qualche anno fa in una gara in provincia di Bari alla quale Donato era prese parte con Manak, un cavallo irripetibile. Io mi occupavo più che altro dell’assistenza, ma al termine della corsa, visto come aveva gestito la gara, quasi per dimostrargli che con quel cavallo si poteva fare molto di più e meglio, decisi che da quel momento in poi mi ci sarei messo d’impegno io per arrivare ai livelli che meritava Manak”.
E come andò?
“Andò bene perché cominciai a gareggiare sia con Manak, che con Zyad el Asil che con gli altri miei cavalli. Il mio era un partecipare da pioniere, anzi molto di più, visto che facevo davvero tutto da solo. Solo in pochissimi casi aveva un’assistenza al seguito. Nonostante tutto, però, cominciavano ad arrivare le prime soddisfazioni e da lì non sono più riuscito a fermarmi. Il virus della passione ha contagiato anche me”.
Come vive questo sport e come riesce a conciliare impegno, scuderia, gare, famiglia e tempo libero?
“Non è facile, ma basta organizzarsi ed avere degli obiettivi, che a me, in tutta sincerità, non sono mai mancati. Prima di passare ai cavalli in carne ed ossa, per esempio, avevo la passione delle corse automobilistiche in circuito e in salita. Un mondo bellissimo, anche quello dei cavalli nel motore, che mi ha regalato momenti indimenticabili”.
Tornando ai cavalli a quattro zampe, c’è una gara che ricorda ancora?
“Senza dubbio il Raid di Santa Susanna. Alla fine del primo giorno ero primo, con il cavallo che stava benissimo pur avendo tenuto una media di venti chilometri all’ora. Andai a riposare tranquillo. Quello che non potevo prevedere è che fossi stato io ad aver speso tutto. Quando suonò la sveglia, ero talmente stanco che faticai anche per arrivare alle scuderie. Tutti mi presero per pazzo, ma mi ritirai”.
E il suo cavallo più forte?
“Sicuramente Manak, che non era forte ma fortissimo. L’avessi avuto adesso, riuscendo ad allenarlo e gestirlo con tutta l’esperienza che ho accumulato, ci saremmo potuti togliere delle soddisfazioni grandissime”.
Che 2004 sarà quello di Mario Cutolo?
“Quanto agli impegni, una delle gare alle quali ho già programmato di partecipare è il campionato italiano a Castiglione del Lago. Ancora non so se soltanto con Zyad el Asil, montato da uno dei miei figli, o anche con Fenomeno, che è un cavallo sul quale crediamo tantissimo e che ci ha già mandato segnali importanti”.
Arrivederci a Castiglione, allora.

Main partner

Sport partner

Technical partner