RIFLESSIONI PER IL BENE DELL´ENDURANCE

PERUGIA – Il sipario che si è abbassato sulle gare di Parrano, che l’Umbria Endurance Equestrian Team ha potuto archiviare con un bilancio estremamente brillante, non può non comportare una riflessione, da compiere naturalmente nell’esclusivo interesse di un movimento in crescita e proprio per questo bisognoso di contributi fattivi al suo ulteriore sviluppo. A riflettere su ciò che è stato e su ciò che l’evento dello scorso fine settimana ha comportato è Gianluca Laliscia (nella foto), che ha preso parte alla prova CEI3* di Parrano conquistando un brillante terzo posto e che, come team, ha annoverato anche la vittoria nella categoria CEI*/R con Alessandro Cocciuti. “Sia nella mia qualità di ambasciatore italiano dell’endurance, ma anche sulla scorta di pressanti e numerose sollecitazioni che mi sono giunte dai cavalieri – commenta il capitano dell’UEET – penso che sia opportuno dirsi senza mezzi termini che una 160 chilometri su un percorso del genere sia impensabile. Fondi non adeguati e altimetria inadatta hanno determinato nelle quattro categorie internazionali (CEI3* 161 km, CEI2* 121 km, CEI2* YR 126 km e CEI1* 91 km) soli 19 binomi all’arrivo su 59 partenti, con una percentuale del 32% e una media di gran lunga inferiore anche rispetto alle gare più impegnative; in una categoria, la CEI1* 91 km, addirittura non ci sono stati binomi in grado di concludere la prova! La media più alta – 13.75 km/h – è stata quella fatta registrare dal vincitore della gara più lunga e solo 8 binomi sui 19 giunti al termine hanno tenuto medie superiori a 13 km/h. Basterebbero già questi dati per far capire quanto inopportuna sia stata la scelta di Parrano come sede di gare del genere, che comunque sono state ‘baciate’ anche da condizioni meteo non sfavorevoli: solo chi c’è stato si può rendere conto di come sarebbe andata se la temperatura avesse superato i 25° e se la pioggia non fosse caduta leggera e per un’ora soltanto, ma per più tempo e in modo torrenziale come è accaduto altrove. Il fatto è che, a prescindere dalla bellezza paesaggistica e del castello di Parrano, nonché dall’impegno profuso dal dottor Roberto Soldera in prima persona, per portare gare internazionali di quel livello servivano altre scelte tecniche, che fra l’altro c’erano; bastava solo approfondirle. Anche a questo genere di riflessioni che facevano riferimento le mie dimissioni da referente per l’endurance del comitato regionale umbro, formalizzate nel momento in cui venne presa la decisione su Parrano. Sta di fatto che bisognerebbe fare riferimento a tecnici e consulenti con maggiore esperienza organizzativa perché l’endurance non può permettersi il lusso di perdere comitati che tanto investono e tanto si impegnano, come è accaduto a Parrano”.

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