A TRYON LA PAGINA PIU´ BRUTTA DI SEMPRE DELL´ENDURANCE

Se il futuro dell´endurance dovesse fare riferimento a quanto andato in scena a Tryon, in occasione dei World Equestrian Games 2018, chiunque sarebbe autorizzato ad avere foschi presagi. L´appuntamento più atteso dell´anno altro non è stato che uno sconcertante, eclatante e macroscopico passo indietro, che ha provocato un danno di proporzioni inestimabili all´intero movimento mondiale e un incommensurabile danno di immagine a sponsor finora disposti investire in questa disciplina. Provare a immaginare, o anche pensare di essersi fatti un´idea di ciò che è successo osservando i video arrivati dalla North Carolina, è impossibile. Solo chi ha vissuto direttamente i giorni della vigilia e quello della gara può veramente testimoniare il clamoroso e allarmante fallimento. Nelle vesti di osservatore accreditato c´era Gianluca Laliscia, campione del mondo a squadre 2005, ceo e chairman di sistemaeventi.it, da 20 anni impegnato in grandi eventi di endurance e prossimo organizzatore del FEI World Endurance Championship for Junior & Young Riders 2019, del FEI World Endurance Championship for Young Horses 2019 e del Longines FEI World Endurance Championship 2020. Il suo è un racconto pieno di amarezza, ma soprattutto di preoccupazione legata alle sorti dell´endurance su scala mondiale. “La data del 12 settembre 2018 – confessa – è destinata a essere ricordata come il punto più basso che la nostra disciplina ha mai vissuto, al quale più che le condizioni climatiche ha contribuito una serie di errori, sottovalutazioni e incapacità umane. Alla luce di quanto è successo penso che sia opportuna una profonda riflessione da parte di tutti, a partire dalla FEI e finendo alle singole Federazioni. Condannare l´endurance a questo genere di sentenze è inammissibile”. Conviene, quindi, ripercorrere gli eventi che si sono succeduti a Tryon a partire dai giorni precedenti, senza dimenticare la sottovalutazione con cui FEI e Comitato organizzatore dei Weg hanno trattato i numerosi campanelli di allarme suonati già in occasione del Trial Ride Test Event dello scorso aprile in relazione a meteo, temperature, umidità e altimetria del percorso. “C´era tutto il tempo per adottare contromisure – conferma Laliscia – ma nessuno ha voluto farlo”. Il resto è storia recente: a quattro giorni dalla gara, con tutti i protagonisti dell´evento già arrivati a Tryon, l´area destinata all´endurance era un cantiere appena avviato, con il cancello veterinario confinato ai margini degli spazi dei World Equestrian Games. “Una constatazione amara – commenta Gianluca – di quanto e come l´endurance venga considerato in questo evento che viene invece spacciato per le Olimpiadi degli sport equestri. Negli ultimi giorni i lavori sono stati per forza di cose accelerati, ma anche in questo caso l´approssimazione e l´improvvisazione l´hanno fatta da padrone: ben al di sotto dei livelli minimi di qualità il fondo del cancello veterinario, illuminazione degli spazi assente, tensostrutture carenti, approvigionamento di acqua tardivo e regimentazione delle acque piovane inesistente, ma l´elenco delle mancanze potrebbe continuare all´infinito”. Il tutto, come appare evidente, senza che la FEI sia stata in grado in incidere a tutela dei cavalli e degli atleti che di lì a poco avrebbero dovuto affrontare una durissima gara di 160 chilometri. La gara vera e propria, infatti, altro non è stato che il più che prevedibile epilogo. L´inizio, incredibile, è stato una doppia partenza, data in punti diversi a due gruppi distinti, indirizzati a 6 chilometri di distanza l´uno dall´altro per colpevole mancanza di comunicazione fra Comitato organizzatore e Ground Jury. Il resto, però, doveva ancora riservare sviluppi vergognosi: prima la neutralizzazione al termine della prima fase e la decisione di far ripartire la gara – accorciata nel frattempo a 120 chilometri – 45 minuti dopo l´arrivo dell´ultimo cavallo nonostante il documento ufficiale proposto dalla Federazione spagnola e firmato da 17 Federazioni (non la FISE, i cui dirigenti presenti hanno motivato la decisione di non firmare per l´annullamento dicendo che “l´Italia non si mette contro la FEI”) in cui si chiedeva la cancellazione della prova per prevista carenza di luce solare e delle condizioni minime indispensabili a garantire la sicurezza di cavalli e cavalieri; poi, ben 7 ore più tardi, la decisione della FEI di annullare la gara dopo aver creato le condizioni affinché la clinica veterinaria fosse piena e sottoposto cavalli e cavalieri a un sacrificio immane, il che poteva essere sicuramente e indubbiamente evitato se solo si fossero usati buon senso e professionalità al posto dell´arroganza e dell´impreparazione. “Il bilancio di questa giornata purtroppo indimenticabile – aggiunge Laliscia – è disastroso e induce tutti coloro che hanno a cuore veramente il futuro dell´endurance a una seria riflessione per capire fino in fondo su quali interlocutori poter contare. La sensazione, però, è che tutto ciò che di buono e positivo fatto finora vada ascritto esclusivamente alle capacità, all´impegno e alla professionalità di alcuni Comitati organizzatori che nulla hanno a che vedere con chi ha voluto scrivere ai Weg di Tryon la pagina più brutta della storia dell´endurance”.

Main partner

Sport partner

Technical partner