JAMIL, UN FUORICLASSE DI CAVALLO

PERUGIA – Se, almeno per il cinema, è esistito “l’uomo che sussurrava ai cavalli”, nulla vieta che ci sia anche il “cavallo che parla agli uomini”. Se fosse, il cavallo sarebbe Jamil Bello, castrone grigio di razza araba di otto anni che, montato da Carlo Di Battista, prenderà parte a fine mese al campionato mondiale young riders di endurance equestre.
Jamil Bello merita quell’appellativo così affascinante ed unico per il modo, originale anch’esso, in cui si è rivelato e fatto apprezzare in una disciplina impegnativa come l’endurance. La famiglia Cecchetti e la scuderia Le Corse, che hanno creduto in lui nonostante parecchi segnali incoraggiassero a considerarlo un cavallo difficile, un soggetto tutt’altro che adatto allo sport, hanno vinto la propria scommessa addirittura a prescindere da come andrà l’appuntamento iridato in programma ai Pratoni del Vivaro, nella zona dei Castelli romani.
Jamil, che ha al proprio attivo anche il titolo di campione italiano 2001 sulla distanza dei 100 chilometri con Gianluca Laliscia, ha mosso i primi passi nel mondo dell’endurance equestre a metà del 1999. Fino ad allora, nonostante non mancassero gli “indicatori” favorevoli, era stato impossibile indirizzarlo verso esperienze di tipo agonistico. Il suo carattere schivo, introverso al limite dello scontroso, aveva scoraggiato chiunque volesse per lui un futuro da galoppatore. E dire che aveva per padre Karoun, uno dei cavalli che hanno fatto la storia dell’endurance italiano, e per madre Tiber, una purosangue araba dalla quale era già nato un buon soggetto come Ali Ab Namet. Niente da fare, Jamil Bello disarcionava gran parte di coloro che gli si avvicinavano per sellarlo e diventava spesso imprendibile quando si accorgeva che lo stavano conducendo all’interno di un ippodromo.
A metà del 1999, davanti alle famiglie Cecchetti e Laliscia, che di lì a poco sarebbero diventate co-proprietarie di Jamil Bello, si pose un interrogativo. Cosa fare di Jamil? La scelta cadde sull’endurance equestre proprio in considerazione del talento e del carattere forte di questo cavallo: animo libero, dotato di fortissima personalità e di grandi risorse fisiche, una specie di sosia di “Spirit”, il protagonista del film a cartoni animati di Steven Spielberg. Mai decisione fu più saggia perché Jamil diventò campione italiano sui 100 chilometri e fornì ottime prestazioni in un 2000 tutto da ricordare. In quanto talento dai muscoli di seta, come ogni campione che si rispetti, ha dovuto fare i conti con due infortuni a novembre 2001 e maggio 2002 che ne hanno rallentato un po’ la consacrazione. Dopo alcune gare di rientro, Jamil ha disputato un’ottima prova ai primi di luglio sulla distanza i 120 chilometri a Torgnon , in Valle d’Aosta. Una gara dura, anzi durissima, quella che il figlio di Karoun ha chiuso all’ottavo posto, terzo degli italiani.

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